OLURA by Geoffrey Household

OLURA by Geoffrey Household

autore:Geoffrey Household
La lingua: ita
Format: epub
editore: LONGANESI & CO.
pubblicato: 1967-12-31T16:00:00+00:00


CONTINUAZIONE DEL RACCONTO DEL DOTTOR ARDOWER

Fui condotto a Madrid dal compagno di Gonzalez, un individuo tetro e pieno di sé che mi diede poche informazioni, salvo che il suo nome era capitano Feria. Tutti in questo affare sembravano avere il grado di ufficiali. La cella in cui venni debitamente e forse meritatamente incarcerato era pulita e il vitto più di mio gusto di quello, diciamo, di una pensione inglese.

Secondo le abitudini spagnole, fui lasciato a meditare sui miei delitti senza nessuna autorità che aggiungesse ingiuria al danno dicendomi esattamente quali erano.

Dopo un paio di sgradevoli settimane, di cui non potevo lamentarmi, perché ero tenuto in gabbia e nutrito con tanta cura quanto qualche raro acquisto di uno zoo, fui portato davanti al magistrato per il mio terzo interrogatorio. Fu subito evidente che il peggio era successo. Finché si credeva che Livetti fosse stato ucciso sulla strada o sulla spiaggia e finché non vi era una prova decisiva che Olura ed ci fossimo sbarazzati del cadavere, io ero soltanto il sospetto numero uno e tutt'altro che già condannato. Ma ora sapevano che Livetti, vivo o morto, era stato nell'Ostal de las Olas. Evidentemente la polizia aveva martellato Olura, insistendo sui suoi rapporti con lui, quali che diavolo fossero, e aveva ottenuto da lei una confessione completa.

Alla luce delle nuove prove, il magistrato mi interrogò per mezz'ora sugli anarchici di Londra, Prebendary Flanders e la teoria dell'assassinio. Avevo già conosciuto Mister Mgwana e Miss Manoli prima di queste vacanze? No, non li conoscevo. Ero stato al servizio di Mgwana o di qualche agenzia pubblica o privata di polizia? No, non lo ero stato. Allora perché ero intervenuto? Perché una mia compatriota nei guai mi aveva chiesto aiuto. Se non avevo ucciso Alberto Livetti, perché mi ero sbarazzato del suo cadavere? Per fare un favore a Mister Mgwana. Almeno a questa domanda potevo rispondere senza compromettere Olura. Perorai in difesa di un senso civico del dovere mal interpretato e irresponsabile.

Il mio interrogatore fece un cenno alla guardia che stava vicino alla porta. Fu portato dentro un piccolo spagnolo abbronzato, con lineamenti da arabo e capelli neri, diritti, e fu fatto sedere di fronte a me.

Quando mi fu chiesto se lo conoscessi, risposi che avevo la vaga impressione di averlo già visto, ma di non saper ricordare dove o quando; avrebbe potuto essere, per esempio, un cameriere o l'aiuto di un barbiere.

Mi faceva pena. Per quanto io ami la Spagna, non posso negare che il trattamento che un colpevole riceve dalla polizia dipende dalla sua educazione e dalla classe sociale a cui appartiene. Questo aveva l'aria di essere indifeso e convinto della propria colpa e malconcio. Non potei vedere nessuna escoriazione o lividura, ma mi ricordava un poco un pugile che sia stato malmenato efficacemente dai suoi avversari. Camminava anche goffamente, con le gambe larghe.

Quando ebbe mormorato scontrosamente che mi conosceva, che ero uno che tutti chiamavano Don Felipe, che parlava basco e stava all'Hostal, il magistrato mi disse che si chiamava Ararla e mi chiese che cosa sapessi di lui.



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